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Cancogni, Manlio.

Scrittore italiano. La sua narrativa è caratterizzata da una vena poetica e da uno stile elegiaco come dimostrano i romanzi La carriera di Pimlico (1956), Cos'è l'amicizia (1958), Una parigina (1960), La linea del Tomori (1966). Romanziere versatile, dopo L'amore lungo (1976) C. ha indagato nel mondo infantile (Il latte del poeta, 1977) e ha approfondito il tema dell'amore (Perfidi inganni, 1978), per tornare con Nostra Signora della Speranza (1980) al Neorealismo, tipico del secondo dopoguerra. Nel 1981 ha pubblicato La gioventù e L'odontotecnico, nel 1982 Le leonesse, nel 1984 La coincidenza. Con Quella strana felicità, nel 1985, si è aggiudicato il premio Viareggio. Sul finire degli anni Ottanta, oltre al romanzo Dolci spine (1986) e ai racconti Se un gallo canta (1989) e L'ultimo ad andarsene (1990), ha scritto anche saggi storici come Il genio e il niente (1987), sulla vita del pittore Guido Reni, e Quei generosi errori (1989), sulla Rivoluzione francese. Seguirono: La sorpresa (1991); Adua (1996, in collaborazione con Franca C.); Caro Tonino, un anno dal diluvio (1997); Lettere a Manhattan (1997); Gli angeli neri (1998); Matelda (1998); Il Mister (2000) (n. Bologna 1916).